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Da una nave ancorata nel porto si leva ogni mattina una voce, che - pur distorta dalle onde elettromagnetiche - narra di visioni o recita poesie d’amore. Per chi canta quella voce?
Nella città metallica e asettica sotto lo Scudo-carapace, gli abitanti - figli di "una civiltà irreggimentata, omologata e tombale" - hanno sguardi assenti e "tanto spenti alle emozioni del mondo da suscitare vuoto terrore" e trascorrono la vita "senza toccarsi o guardarsi o annusarsi, serenamente seduti a gambe incrociate davanti a un monitor."
È per loro che 102, il Metauomo, leva il suo canto. E così facendo, professa la propria umanità e il potere salvifico della parola poetica. È il suo più coraggioso atto sovversivo. Le conseguenze saranno grandi e inimmaginabili per la Regolatrice e i Regulatores.
Tra narrazione poetica e distopia, tra riflessione filosofica e critica sociale, "Io mi chiamo 102" afferma ancora una volta il valore dell’arte: generatrice di mondi e promotrice di libertà.
« Dalla plancia, 102 scrutava il mare e aspettava un segno […].Escluso dalla città formicaio, era per lui il privilegio di essere libero e di seguire, fino in fondo, la sua natura. »
Titolo: Io mi chiamo 102
Sottotitolo: Storia di un Metauomo (2014-2016)
Autore (testi e graffiti): Franco Berton
Editing: Maria Cristina Leardini
Progetto grafico: Grafiche Antiga
Formato: cm 28 x 21, 74 pagine, 6 illustrazioni
Edizione: 2017 - Immaginario Sonoro
ISBN: 978-88-908308-3-9 (tiratura limitata)